La tappa che ci accingiamo a raggiungere non è molto distante. Lasciamoci alle spalle le antiche sepolture del Muro Torto e scendiamo tra gli alberi che costeggiano viale George Washington. In fondo alla via ci attende l’imponente portale di villa Borghese che delimita l’estremo confine ovest del parco e ci da accesso all’ampio piazzale Flaminio.
Qui la nostra attenzione è sicuramente catturata dalla monumentale Porta Flaminia detta anche Porta del Popolo, un varco questo che nel corso dei secoli fu assai importante e trafficato. Da questo limite iniziava (e inizia tutt’ora) via Flaminia e ai rami successivi che da quest’ultima divergevano, via Cassia (passato ponte Milvio) e la via Clodia presso La Storta.Da questa porta transitava chiunque andasse o venisse dal nord Italia o dall’Europa settentrionale; commercianti, pellegrini, eserciti, Re o Pontefici, gente comune o vip d’altri tempi insomma, e il suo aspetto maestoso doveva impressionare non poco coloro che già da ponte Milvio avvistavano la sua Mole.
Adesso chi vuole entrare nella cinta Aureliana tramite i suoi tre fornici deve attendere il consenso di due semafori pedonali, e tutta la sua regale scenografia è svilita dalle due carreggiate che tagliano la Flaminia proprio sul nascere. Dove un tempo santi e pellegrini si inginocchiavano con un “Deus Gratias” a Dio per averli condotti sani e salvi fino a Roma, oggi sussistono indegne, ma necessarie, delle ampie strisce zebrate (alle quali il pedone rivolge il suo modernissimo “Deus Gratias“).
Passato l’attraversamento pedonale e varcata la soglia, entriamo dentro Roma, in una delle sue piazze più famose.
Ci troviamo subito in uno spazio rettangolare che fa da “vestibolo” alla piazza vera e propria, una sorta di anticamera per prepararci alla sorpresa di quello che ci aspetterà più avanti. Giunti a questo punto sarebbe opportuno prenderci un pò di tempo per visitare la preziosa e bellissima basilica di Santa Maria del Popolo che custodisce un concentrato artistico e culturale assai raro da ritrovare in un altro luogo.
Invece sulla facciata dell’edificio opposto alla basilica, possiamo trovare la stele commemorativa dell’esecuzione capitale dei due carbonari Targhini e Montanari. Su entrambi abbiamo già accennato al fatto che i loro fantasmi vagano mesti sul campo scellerato del Muro Torto, ma è proprio qui, dove fu eseguita la sentenza, che li si vede sovente in coppia evanescenti e severi nello sguardo.
La tradizione vuole che chiunque avesse l’ardire di sostenere il loro sguardo otterrebbe i numeri vincenti delle varie lotterie o l’ubicazione di tesori nascosti.
In nome di questa risaputa generosità, sono stati tanti coloro che prima dell’aurora hanno sfidato il temibile sguardo dei due trapassati; ma anche tanti gli scherzi e gli sberleffi, alle spalle di ingenui creduloni, da parte di coloro che, con poco, sapevano ben divertirsi.