L’ultimo articolo ci aveva lasciati a Trinità dei Monti per ammirare lo stravagante ingresso di palazzo Zuccari. Ora, per raggiungere il luogo che visiteremo, dovremo attraversare una bella porzione di centro storico e percorrere svariate vie, vicoli, piazze e piazzette con monumenti noti e meno noti. In marcia dunque!
Dobbiamo tornare giù in basso, e per farlo possiamo ridiscendere la spettacolare scalinata di Trinità dei Monti oppure sperimentare una scala laterale assai poco conosciuta che conduce direttamente in piazza Mignanelli. La rampa si trova adiacente alla sua sorella più nota (presso il lato su via Gregoriana) e serpeggiando discende portandoci di fronte alla Colonna dell’immacolata concezione, un’alta stele marmorea sormontata da una statua della Madonna. Ma in pochi saprebbero dire quale sia il vero significato di questo monumento.Questo monolite, dedicato appunto all’immacolata concezione di Maria, fu finanziato dal Re Ferdinando II delle due Sicilie (per appianare vecchie divergenze politiche con la santa sede). Il progetto è dall’architetto Luigi Poletti il quale, con l’aiuto di oltre 200 vigili del fuoco eresse la colonna sul piedistallo ove è tutt’ora. L’inaugurazione avvenne l’8 settembre del 1857 alla presenza di Papa Pio IX. Con questa opera il pontefice volle commemorare il sacro dogma dell’immacolata concezione da lui stesso voluto e promulgato con la bolla Ineffabilis Deus l’8 dicembre del 1854.
Con questo atto la Chiesa stabilisce che Maria è stata concepita ed è nata senza la macchia del peccato originale. Una condizione di privilegio concessa da Dio per poter fare di lei la madre della propria incarnazione.
Concetti teologici che meritano ben altra sede di discussione, tuttavia saperli e poterli approfondire ci permetterà di passare accanto a questo monumento consapevoli delle sue reali origini.
E adesso dirigiamoci verso via del Corso percorrendo a piacimento una delle vie che si allontanano da Trinità dei Monti, come le navate di una chiesa dall’altare. Giunti al Corso dirigiamoci in direzione di Piazza Venezia, e in pochi minuti ci troviamo davanti a Piazza Colonna, un toponimo che richiama, ovviamente, il monumento al centro della piazza: la colonna di Marco Aurelio… (si un’altra colonna :D).
Fu eretta tra il 176 e il 192 dall’Imperatore Commodo in onore di suo padre l’imperatore Marco Aurelio in memoria delle campagne militari che quest’ultimo condusse contro le incursioni dei popoli germanici nel corso delle guerre Marcomanne (167-189 d.C.).
Spesso questo monumento viene erroneamente intitolato all’imperatore Antonino Pio, padre (per adozione) di Marco Aurelio, a seguito delle iscrizioni poste sul basamento durante i lavori di restauro condotti da Domenico Fontana nel 1589.
Ora passiamo oltre e proseguiamo la nostra camminata verso Piazza di Montecitorio. Qui, collocato in bella mostra di fronte al palazzo di Montecitorio troviamo l’obelisco Campense; un imponente blocco di granito alto 30 metri che ornava la città di Eliopoli dal tempo del faraone Psammetico II (595-589 a. C.). Non mi dilungherò ulteriormente su questo monolite perché ho in
progetto di dedicare agli obelischi uno o più articoli che avrete modo di leggere in futuro.
Tuttavia concludo riportando il fatto che questo pesante manufatto fu portato a Roma nel 10 d.C. (insieme all’obelisco Flaminio del quale ho già trattato) dall’imperatore Ottaviano Augusto e posto come gnomone della grande Meridiana Augustea, un grandioso orologio/calendario solare la cui lancetta era costituita dall’ombra dell’obelisco e il quadrante un’intera piazza dedicata a tale scopo.
Riproponendoci di approfondire in futuro tralasciamo questi argomenti archeologici e storico/culturali e entriamo nel vivo della questione.
L’imponente palazzo di Montecitorio che abbiamo di fronte prenderebbe il suo nome da vecchie locuzione riferite alle possibili attività che anticamente si svolgevano su questa altura. Qualcuno fa risalire tale nome alla funzione di discarica di questa collina e quindi Mons Acceptorius altri lo attribuiscono piuttosto all’antica consuetudine di radunarsi sul promontorio per le assemblee elettorali da cui avrebbe origine Mons Citatorius.
La costruzione del palazzo fu commissionata da Papa Innocenzo X a Gian Lorenzo Bernini nel 1653, Il quale progettò una struttura grandiosa che avrebbe dovuto simulare la solidità di una montagna mantenendo l’eleganza che si addicesse ad una dimora nobiliare.
I lavori si bloccarono per liti interne e familiari riavviandosi e concludendosi nel 1696 con l’intervento di Carlo Fontana.
Palazzo Montecitorio è oggi la sede della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana e del Parlamento Italiano. Lo conosciamo come l’austera istituzione nella quale si dibattono, si decidono, si approvano e si bocciano le leggi italiane. Tuttavia lo si associa anche all’ingordigia di chi ha potere ma ne vuole di più, agli intrighi di palazzo, alle malefatte a danni della gente comune ai raccomandati di partito e di gente influente…
Ebbene in questo palazzo, secondo alcuni testimoni, ci sarebbe qualcuno che punisce coloro che approfittano del proprio alto ruolo istituzionale. Che frodano e “arraffano” al popolo italiano quanto di arraffabile ci possa essere… questo qualcuno è un fantasma! o meglio il fantasma di un frate, o un monaco, che darebbe scappellotti e scapaccioni, e talvolta anche dei sonori calcioni al didietro di chi ha combinato qualcosa di poco pulito.
L’entità si aggirerebbe nelle stanze e lungo i corridoi soffiando sulle nuche di ignari cancellieri e commessi. Vagherebbe nelle toilette ad aprire e chiudere i rubinetti e a tirare sciacquoni. Qualche addetto alle pulizie racconta di voci e risate dietro a porte di uffici vuoti o di musiche antiche e lamenti provenienti dai piani superiori. Un commesso giura di aver visto una figura passargli di fianco, ma una volta girato lo sguardo non vi era niente e nessuno dinnanzi a lui…
Ci troveremmo quindi alle prese con uno spirito integerrimo che avrebbe a cuore l’integrità morale della nostra classe dirigente oppure a una moltitudine di entità eterogenee dalle abitudini e dalle prerogative più disparate.
Tuttavia un cosa è certa: nessun deputato ha mai ammesso di aver ricevuto il fatidico scappellotto moralizzatore…
Il disegno a corredo di questo articolo è di Marco Sindici.